venerdì 1 gennaio 2010

Tommaso Prestieri, boss e impresario musicale

È uno dei personaggi più enigmatici del panorama camorristico partenopeo: racconta di sé come di un impresario che, saldati i suoi debiti con la giustizia, vuole vivere d’arte, eppure per i magistrati antimafia di Napoli – e per i giudici che l’hanno condannato – è un astuto e audace capoclan, titolare, insieme al fratello Maurizio, di una delle piazze di spaccio più ricche di Secondigliano: il rione Monterosa.
Le prime informazioni sul suo conto risalgono ai tempi dell’organizzazione della rassegna “Canzoni per Napoli”, al teatro Arcobaleno. È lui il “dominus” dello spettacolo, che annovera – agli inizi degli anni Novanta – ospiti d’onore come Fiordaliso, Mal, Bobby Solo, Rosalia Maggio, Nunzio Gallo e Mario Merola.
La carriera di promettente produttore musicale si interrompe, però, un anno dopo, quando finisce in galera con l’accusa di aver minacciato di morte il manager della Nazionale cantanti per il flop di una partita organizzata allo stadio comunale di Casavatore contro la locale squadra di calcio. Solo all’ultimo minuto, quando lo stadio è già pieno e il sindaco ha terminato il suo intervento di saluto, Prestieri viene a sapere del forfait degli azzurri. Il rimborso dei biglietti gli costerà sessanta milioni di lire.
Nel giugno 1994, viene coinvolto in una maxi-inchiesta della Dda, nata dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Ciro Martusciello, insieme ad altri trenta camorristi, ma sfugge alla cattura. La magistratura lo indica a capo di un gruppo criminale dagli interessi tentacolari: traffico di droga, estorsioni, riciclaggio, armi, contrabbando di sigarette.
I poliziotti lo bloccano, dieci giorni prima del Natale di quello stesso anno, all’interno dell’ospedale Cardarelli, dove si è recato per farsi ricoverare. Soffre di cuore, Prestieri. E, quello della malattia, sarà un tema ricorrente nella sua successiva produzione letteraria.
Quattro anni dopo è di nuovo fuori, sottoposto al regime di sorveglianza speciale, ma non passa molto per il successivo incontro con le forze dell’ordine. Gli agenti del commissariato Dante lo fermano, infatti, poco prima dell’inizio di uno spettacolo di neomelodici al Teatro Bellini, da lui organizzato. Di lì a poco, arrivano la condanna a tredici anni di reclusione e i trasferimenti nei vari penitenziari italiani e l’isolamento al 41bis.
Durante la detenzione, si avvicina alla scrittura e alla pittura, ma i problemi di salute mai risolti gli aprono per l’ennesima volta le porte del carcere. Ottiene prima gli arresti domiciliari e successivamente la libertà totale.
Nell’ottobre 2008, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli lo arresta per il tentato omicidio di un impresario musicale, colpevole di aver organizzato un concerto di Carmelo Zappulla a Secondigliano senza l’autorizzazione del boss. A indicarlo come il mandante dell’agguato sono suo fratello Maurizio, da poco passato a collaborare con la giustizia, e suo nipote, Antonio Prestieri, anche lui giovane camorrista diventato pentito.

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