venerdì 1 gennaio 2010

La storia del clan Prestieri

Fino alla scoperta e al successivo smantellamento del network mafioso capeggiato da Paolo Di Lauro, la famiglia Prestieri è sempre stata ritenuta una formazione criminale a sé stante, con una propria organizzazione interna e una linea di successione ben definita. Nessuno avrebbe immaginato che il clan del rione Monterosa, per quanto ricco e agguerrito, non fosse altro che un’appendice di una gigantesca e sinistra struttura, capace di imporre il proprio predominio su Secondigliano e Scampia e nei vicini Comuni di Mugnano, Melito, Arzano, Casavatore, Bacoli e Monte di Procida.
LE ORIGINI – L’evoluzione del gruppo Prestieri è, dunque, strettamente legata all’invisibile espansione dei traffici illeciti della cupola di Ciruzzo ’o milionario, tant’è che – ancora negli anni Ottanta – le informative delle forze dell’ordine erroneamente indicavano Raffaele Prestieri, il più grande dei fratelli, come “uomo d’onore” del clan di Edoardo Contini e Gennaro Licciardi. A lui i poliziotti – nel dicembre 1989 – sequestrano beni per un valore di due miliardi di lire, tra cui un paio di appartamenti a Secondigliano, una profumeria, un negozio di ricambi elettrici e uno di casalinghi. Beni intestati, si legge nella relazione all’autorità giudiziaria, «intestati a compiacenti prestanome».
È solo con il pentimento di Antonio Ruocco, protagonista della strage di Secondigliano, però, che iniziano a delinearsi i contorni criminali nei quali si muove il gruppo dei Prestieri, ormai comandato dai fratelli superstiti, Tommaso e Maurizio. Sia Raffaele che Rosario, infatti, sono stati ammazzati davanti al “Bar Fulmine” da un commando entrato in azione con fucili mitragliatori e bombe a mano. Ma siamo ancora nel 1994, troppo presto per fare piena luce sulla famiglia mafiosa dei Di Lauro. Ci vorranno ancora parecchi anni perché un magistrato ordini l’arresto dei capi e dei colonnelli della maxi-cosca di via Cupa dell’Arco, mettendo fine a predominio durato quasi un quarto di secolo.
Racconta il pentito Costantino Sarno, nell’interrogatorio del 3 luglio 1997, a proposito della guerra tra i Prestieri e Ruocco: «Lo scontro nacque all’interno del gruppo di Ciruzzo, in cui Ruocco si lamentava per esser stato tenuto in poca considerazione. Io avvertii Ruocco che volevano ucciderlo, e così riuscì a salvarsi. Ne nacque uno scontro furibondo. Io volevo aiutare ed aiutai i Ruocco, perché mi sembrò assurdo che si colpissero anche le donne (fu infatti uccisa anche la madre del capoclan, ndr), ma Gennaro (Licciardi, ndr), i Mallardo e Contini non ne vollero sapere di schierarsi».
Sarà proprio Ruocco, passato a collaborare con la giustizia, a raccontare gli esordi criminali del clan Prestieri, collegandolo alla militanza prima nel gruppo di Aniello La Monica e, successivamente, in quello di Di Lauro. Ai pm antimafia, l’ex capozona di Mugnano conferma: «Appresi successivamente che l’agguato a Ciro ’o milionario era rivolto solo alla sua persona e non anche a Raffaele Abbinante, che si trovava per caso insieme a lui. Dopo tale agguato, alcuni affiliati del gruppo inizialmente capeggiato da La Monica, decisero di staccarsene. Seguirono quindi Ciro ’o milionario: Raffaele Abbinante, Mimì Silvestri, Rosario Pariante, Raffaele Prestieri e Paolo Micillo. Ovviamente, questi ultimi, a loro volta, avevano dei gruppi di ragazzi che lavoravano per conto loro. Peraltro, appresi, ma solo in seguito, che l’omicidio di La Monica era voluto anche dai Nuvoletta e ciò per vecchi contrasti tra questi e Michele Zaza, notoriamente ricollegabile a La Monica».
IL POTERE ECONOMICO – Le indagini della magistratura offrono, del clan Prestieri, un’immagine particolarmente complessa: è una organizzazione che, principalmente, tratta droga, attraverso i canali del clan Di Lauro, ma si arricchisce anche con il racket delle estorsioni e con il traffico di armi, oltre che con una miriade di reati minori che sfamano un esercito di affiliati.
Fattura quanto una media azienda e i suoi capi sono conosciuti, nel quartiere, per la loro ricchezza. Non fece, dunque, meraviglia che nel febbraio del 2002, nella tabaccheria-ricevitoria di via Attilio Micheluzzi, a Secondigliano, comparvero dei manifesti con cui il boss Maurizio Prestieri rendeva pubblica la sua straordinaria vincita (?) al lotto: un terno da un miliardo e centocinquanta milioni di lire, 8-15-23 giocato il 7 ottobre 2000, e un ambo da cinquecento milioni, 20-41 giocato il 24 gennaio 2001; per un totale di quasi due miliardi.
Un comportamento, davvero singolare, quello di manifestare a tutti la propria ricchezza, che alimentò non poche illazioni sull’origine della maxi-vincita: ci fu chi commentò la strana pubblicità come un ulteriore segnale di “rispetto” di cui godeva la famiglia, e chi – invece – più direttamente pensò che si trattasse di uno stratagemma per evitare probabili indagini per riciclaggio ad opera della procura antimafia di Napoli. Indagini, peraltro, che la magistratura partenopea avviò subito.
LA FAIDA E I PENTIMENTI – La fedeltà dei Prestieri alla cupola di Paolo Di Lauro inizia a vacillare durante la guerra del 2004, quando i figli del padrino – Cosimo, Ciro e Marco – decidono di soffocare nel sangue un tentativo di scissione portato avanti da Raffaele Amato, Rosario Pariante, Raffaele Abbinante e Gennaro Marino; in pratica, lo “stato maggiore” della cosca di Scampia.
La battaglia delle Vele, che proietterà la sanguinante immagine di Napoli e dei quartieri più malfamati della città sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo, si conclude con la sostanziale distruzione del clan di Paolo Di Lauro (che finisce in manette nel settembre 2005, dopo tre anni di latitanza) e con l’affermazione, militare, finanziaria e territoriale, degli “spagnoli”, ormai veri e propri padroni del narcotraffico in Campania.
I rancori e i motivi di vendetta covati da parte del gruppo vincente costringono, però, gli uomini più vicini ai boss Tommaso e Maurizio Prestieri a lasciare il rione Monterosa, perché condannati a morte, mentre molti dei loro “picciotti”, non avendo avuto ruoli specifici nella guerra e quindi particolari responsabilità nei fatti di sangue, riescono a passare indenni con gli “scissionisti”.
In questo contesto, nascono e si sviluppano i pentimenti di Maurizio e Antonio Prestieri, le cui dichiarazioni hanno portato a immediati risultati nel contrasto al traffico di stupefacenti tra Scampia e Secondigliano. E non è escluso che le loro confessioni si rivelino molto utili nel ricostruire i misteriosi anni Novanta, durante i quali Paolo Di Lauro ha goduto di una immotivata e illogica impunità.

4 commenti:

  1. Signor Di Meo complimenti per questo lucido e appassionato resoconto criminale,solo nel finale però secondo la mia opionione riporta una notizia errata,i vincitori allo stato attuale sono proprio i Di Lauro;stando alle ultime notizie questa famiglia criminale sta cercando di nuovo di abbissarsi nell'anonimato,pur comandando, e mantenendo l'egemonia sui propri territori; "gli spagnoli" sono meno strutturati poichè la loro formazione è recente,quindi dopo la raffica di arresti,hanno avuto molta più difficoltà dei loro ex-compagni a rimanere in piedi;Antonio F

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  2. certo ke quando si parla di questi di secondigliano i di lauro gli scissionisti ecc-si sente una puzza di merda,perke' non hanno proprio il concetto della mala vita non hanno regole toccano donne persone innocenti e questo non significa avere le palle ma significa essere merda.kiedete al paolo di lauro ke raccontasse di quando era latitante in spagna ed un istruttore di judo' gli spacco' testa e costole a lui e i suoi compari,loro armati di bastoni e catene e l'istruttore solo con le mani li mando' a tutti e 4 all'ospedale.ke merda di gente mi fanno vomitare ke skifo.

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