L’esordio nel mondo del crimine per Andrea Andreotti risale al 21 febbraio 1983, quando viene arrestato con altri dieci cutoliani per le “razzie” compiute tra Ponticelli, Cercola e Volla nei confronti di imprenditori e commercianti, taglieggiati con richieste estorsive da decine di milioni di lire.
Sospettato dell’omicidio del fratello di Mario Incarnato, tra i primi pentiti della Nco, e scagionato per mancanza di prove, entra ben presto in rotta di collisione con il nascente gruppo capeggiato da Ciro Sarno, che cerca di imporsi tra Ponticelli e Barra nella gestione del malaffare. Lo scontro tra le due fazioni è particolarmente sanguinario, tanto che gli inquirenti sono convinti che la strage del bar “Sayonara” avesse proprio Andreotti come vero e solo obiettivo.
Al termine di una latitanza durata un anno e mezzo, finisce in galera nel gennaio del 1990: gli agenti della Squadra mobile lo sorprendono a Poggioreale, mentre è in auto con il suo “consigliori”. Era stato scarcerato dietro pagamento di una cauzione di dieci milioni di lire.
Non riesce a fuggire: il blitz dei poliziotti gli impedisce qualsiasi tentativo di reazione, costringendolo alla resa. Rimesso in libertà poco meno di un anno dopo, si allontana dalla sua abitazione e fugge a Pescara per sottrarsi alle batterie di fuoco nemiche, che gli danno la caccia. Anche lì, però, viene identificato e arrestato dai carabinieri che gli notificano un provvedimento che lo confina per un anno in una casa-lavoro. Andreotti è ormai isolato nello scacchiere criminale cittadino. La guerra contro i Sarno lo vede, mese dopo mese, sempre più in difficoltà. Nelle informative delle forze dell’ordine il suo gruppo viene indicato come quello “perdente” nella faida nell’area orientale, finita sotto il controllo dei Sarno e degli Aprea. I pochi affiliati rimastigli fedeli, se non ancora transitati nelle fila dei Sarno, vengono trucidati senza pietà.
Il 6 agosto 1999, ormai lontano dal territorio che avrebbe voluto sottomettere, Andrea Andreotti viene bloccato dai poliziotti a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Si era trasferito in Lombardia da due anni, insieme alla moglie e ai due figli. Le accuse nei suoi confronti sono: associazione mafiosa, estorsione, omicidio e armi.
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sono solo palle di giornali commenti delle disfunzione dello stato corrotto polizia e cc a che a napoli non funzione niente ed altre regione non solo napoli lo stato e falso polizia e merda abusso di potere come i nop,servizio,centrale di protezione--il direttore,e tutto daccorto....firmato,lo stato,eun male.corroto,che sta nelledisfunzione dell stato,corrotto,,,,,, enzo,g.,,,,,
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