giovedì 25 febbraio 2010

Arrestato Pasquale Giovanni Vargas

C’è un retroscena dal grande valore investigativo nell’attività di «intelligence» che ha portato alla cattura del superlatitante casalese Pasquale Giovanni Vargas: i carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna sono arrivati al ricercato, infatti, seguendo i movimenti di alcuni esponenti del mondo politico e sanitario locali. Il lavoro dei militari, coordinato dal tenente colonnello Fabio Cagnazzo e condotto tra gli altri dal capitano Michele Meola e dal maresciallo Giuseppe Iannini, è stato complesso e contraddistinto da non poche difficoltà, soprattutto a causa delle infinite cautele che il killer della famiglia Bidognetti ha adottato, nelle ultime settimane, per evitare le manette.
Una rete di «insospettabili» ne ha protetto la fuga e lo ha probabilmente aiutato anche nei frequenti trasferimenti da un covo all’altro, ma non è riuscita però a depistare le indagini del nucleo di Castello di Cisterna, che – con quest’ultima operazione – si accredita, ormai, come una delle eccellenze investigative della regione. Di Vargas – condannato a 12 anni di reclusione nel processo Spartacus – parlano abbondantemente le informative delle forze dell’ordine, che ne delineano il nuovo ruolo in seno all’organizzazione criminale di Castelvolturno. Non più sicario ed estorsore, capo dell’ala «militare» del gruppo, ma ufficiale di collegamento con le due «primule rosse» casalesi che ancora agitano i sonni degli inquirenti: Michele Zagaria e Antonio Iovine.
L’ultimo arresto di Vargas risale al 24 maggio 1997, quando i carabinieri del comando provinciale di Caserta lo bloccano insieme a Sebastiano Panaro, altro killer casertano, dopo una latitanza durata due anni. Deve rispondere, a quel tempo, di associazione camorristica e armi. Una decina di anni dopo, la Dia di Napoli gli confisca un intero palazzo, a Casal di Principe, del valore di mezzo milione di euro. Agli occhi degli inquirenti, è quello il segnale che il «soldato semplice» Vargas ha conquistato i galloni sul campo. Nel 2008, quando sono ormai già tre anni che è scomparso dalla circolazione, nei suoi confronti viene spiccato un mandato di cattura per un agguato risalente al 1993, avvenuto a Mondragone.
(Pubblicato su "Il Roma", febbraio 2010)

domenica 21 febbraio 2010

Il welfare della camorra

La chiamano la «giornata del ricevimento», nei rioni degradati alla periferia nord di Napoli. È l’appuntamento settimanale che i kapò della malavita concedono a vedove di camorra e parenti di affiliati detenuti, alla ricerca di un lavoro come «vedetta» o spacciatore per figli e nipoti.
Un tempo, questi incontri si tenevano nell’ex motel Agip, a Scampia, oggi i «centri per l’impiego» dei clan sono mimetizzati tra gli anonimi appartamenti di edilizia popolare, a Secondigliano. C’è chi chiede la raccomandazione per salire di grado nella scala gerarchica della cosca, e chi invoca l’assistenza legale gratuita e chi, ancora, presenta domanda per l’indennità di disoccupazione (criminale). Sì, perché se gli affari vanno male e non c’è possibilità di vendere la droga per la presenza delle forze dell’ordine o per una guerra in corso, l’affiliazione dà diritto a un bonus di 500 euro al mese. Quest’ultimo fenomeno, emerso nell’inchiesta a carico di Salvatore Di Lauro, erede diciottenne del famigerato boss «Ciruzzo ’o milionario», si è via via esteso fino a diventare parte integrante del gigantesco meccanismo «previdenziale» della camorra, che prevede inoltre il procacciamento e l’allestimento delle abitazioni per «picciotti» e capi-piazza (tra Secondigliano e Scampia si contano almeno 7mila appartamenti occupati abusivamente) e una sorta di «assegno familiare» per gli affiliati sposati, che guadagnano di più rispetto ai single.
Ci sono poi le «colonie estive» dei clan, in Spagna, dove gli uomini di fiducia dei boss vanno gratis in vacanza (molto gettonata è la spiaggia di Playa d’en Bossa, a Ibiza) e gli incentivi che lo «stato maggiore» dell’organizzazione offre, periodicamente, ai più meritevoli. Premi produzione che un camorrista, spiato dalle forze dell’ordine, racconta così a un amico: «Che ne so, all’improvviso si comprano dieci orologi, ti regalano gli orologi… poi ti danno i motorini, all’improvviso diecimila euro di tute e danno le tute e le scarpe a tutti quanti…».
Il vero punto di forza dei clan di Secondigliano è e resta infatti la schiacciante disponibilità economica. In una intercettazione telefonica, agli atti di una inchiesta contro il potente padrino Raffaele Amato, gli investigatori hanno ascoltato un affiliato convincere un giovane a entrare nel giro: «Prendi una bella mesata sistemata, fratè. Poi Pasqua, Natale, d’estate prendiamo il doppio. Ma chi li busca tredicimila euro al mese, a vent’anni, hai capito o no? Che ti devi comprare la casa, ti devi comprare i mobili? Vieni con me... sempre a disposizione... fratello poi ci vogliono bene tutti quanti. Questa è la prima cosa importante, che ti devono volere bene ...».
(Pubblicato su "Panorama, gennaio 2010)

In manette superlatitante Pasquale Vargas

C’è un retroscena dal grande valore investigativo nell’attività di «intelligence» che ha portato alla cattura del superlatitante casalese Pasquale Giovanni Vargas: i carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna sono arrivati al ricercato, infatti, seguendo i movimenti di alcuni esponenti del mondo politico e sanitario locali. Il lavoro dei militari, coordinato dal tenente colonnello Fabio Cagnazzo e condotto tra gli altri dal capitano Michele Meola e dal maresciallo Giuseppe Iannini, è stato complesso e contraddistinto da non poche difficoltà, soprattutto a causa delle infinite cautele che il killer della famiglia Bidognetti ha adottato, nelle ultime settimane, per evitare le manette.
Una rete di «insospettabili» ne ha protetto la fuga e lo ha probabilmente aiutato anche nei frequenti trasferimenti da un covo all’altro, ma non è riuscita però a depistare le indagini del nucleo di Castello di Cisterna, che – con quest’ultima operazione – si accredita, ormai, come una delle eccellenze investigative della regione. Di Vargas – condannato a 12 anni di reclusione nel processo Spartacus – parlano abbondantemente le informative delle forze dell’ordine, che ne delineano il nuovo ruolo in seno all’organizzazione criminale di Castelvolturno. Non più sicario ed estorsore, capo dell’ala «militare» del gruppo, ma ufficiale di collegamento con le due «primule rosse» casalesi che ancora agitano i sonni degli inquirenti: Michele Zagaria e Antonio Iovine.
L’ultimo arresto di Vargas risale al 24 maggio 1997, quando i carabinieri del comando provinciale di Caserta lo bloccano insieme a Sebastiano Panaro, altro killer casertano, dopo una latitanza durata due anni. Deve rispondere, a quel tempo, di associazione camorristica e armi. Una decina di anni dopo, la Dia di Napoli gli confisca un intero palazzo, a Casal di Principe, del valore di mezzo milione di euro. Agli occhi degli inquirenti, è quello il segnale che il «soldato semplice» Vargas ha conquistato i galloni sul campo. Nel 2008, quando sono ormai già tre anni che è scomparso dalla circolazione, nei suoi confronti viene spiccato un mandato di cattura per un agguato risalente al 1993, avvenuto a Mondragone.
(Pubblicato sul quotidiano "Il Roma", 21 febbraio 2010)