Costantino Sarno ha 32 anni, quando l’allora capo della sezione Omicidi della Squadra mobile di Napoli, Franco Gratteri, attuale numero uno della Direzione anticrimine della polizia, lo sorprende in un appartamento a Poggioreale, insieme a Eduardo Contini e Gaetano Bocchetti e altre tre camorristi. È il 13 settembre 1985.
Dieci anni dopo, Sarno è uno dei boss più feroci dell’hinterland, capozona per conto dell’Alleanza di Secondigliano a Miano e San Pietro a Patierno.
Protagonista di una guerra particolarmente violenta con la banda dei fratelli Stabile, radicata nel vicino quartiere di Chiaiano, finisce di nuovo in manette il 1° giugno 1997, all’aeroporto di Fiumicino, dopo cinque anni di latitanza. Gli agenti della Dia lo ammanettano appena sceso da un aereo proveniente da Belgrado. Nella ex Jugoslavia, il padrino ha installato una fiorente attività di contrabbando, che è al centro di una faida con i Licciardi, ai quali Sarno non vuole riconoscere una percentuale sui profitti. Il nuovo conflitto che ne segue porterà alla scomparsa per “lupara bianca” di 4 affiliati al gruppo del padrino Sarno: suo cognato Roberto Rosica, Walter Mallo, Arturo Galiano e Nicola Mirti.
Dopo l’arresto, decide, a sorpresa, di collaborare con la giustizia e di raccontare affari e misteri della potente camorra secondiglianese. La notizia del suo pentimento esplode come una bomba negli ambienti criminali cittadini e offre la possibilità agli inquirenti di entrare, per la prima volta, nel “cuore” delle organizzazioni della periferia nord di Napoli.
Il ripensamento ha però il sopravvento e così, ottenuta la libertà per passare la festa di Capodanno in famiglia, all’alba del 2 gennaio 1998, scappa dalla località protetta e si dà alla macchia. Si scopre che, in quel periodo, tratta con Maria Licciardi una maxi-tangente da un miliardo di lire per ritrattare le sue confessioni alla magistratura, ma il giorno di San Valentino di quello stesso anno gli agenti delle Squadre mobili di Firenze, Venezia e Napoli gli sono addosso. La fuga del pentito si interrompe a pochi chilometri dal campanile di San Marco. Costantino Sarno viene arrestato in una mansarda a Caorle. Quando si accorge dell’arrivo dei poliziotti, impugna la pistola e minaccia di usarla. Dopo venti minuti, è già in Questura, davanti al pm.
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