venerdì 1 gennaio 2010

I sistemi anti-intercettazione del boss Amato

Tempo addietro, quando era ancora uno dei trafficanti al servizio del boss Paolo Di Lauro, il telefono era costretto comunque a utilizzarlo, seppur con le dovute attenzioni. Al cellulare, si faceva chiamare “Michele il napoletano”. Dieci anni dopo, distrutta l’organizzazione di Ciruzzo ’o milionario e conquistato il potere criminale a Secondigliano, Raffaele Amato diventerà ancor più sospettoso nei confronti della tecnologia, come racconta il pentito Antonio Pica, a proposito delle precauzioni che il boss degli “scissionisti” adottava in vista degli incontri con i suoi uomini di fiducia: «Amato ci chiese di prendere tutti i cellulari in possesso dei ragazzi sulle piazze di droga per un totale di duecento, trecento cellulari minimo…». Il pericolo era che l’eccessiva loquacità di qualcuno potesse mettere le forze dell’ordine sulla giusta traccia per arrivare a lui.
Le ferree disposizioni del padrino “scissionista” riguardavano non solo le prevenzioni da far adottare agli affiliati sull’uso delle utenze telefoniche (di cui erano responsabili gli stessi capi-piazza, chiamati a punire quanti si fossero permessi di trasgredire l’ordine), ma anche le intercettazioni ambientali. È sempre Pica, infatti, a rivelare che due tecnici («ognuno dei quali ricompensato con 1500 euro a operazione») effettuavano periodiche «bonifiche» contro cimici e apparecchiature elettroniche capaci di registrare suoni e immagini nei covi in cui si riunivano affiliati e responsabili dei turni di spaccio. Antonio Prestieri, invece, ricorda un incontro con il boss, nel corso del quale gli fu mostrato «uno strumento che portava due antenne in grado di segnalare, senza intercettarle, tutte le telefonate effettuate nel raggio di un chilometro», in grado – anch’esso – di individuare microspie che trasmettevano i segnali sulla linea telefonica. I vertici del gruppo degli «spagnoli» avevano disponibilità, inoltre, di cellulari criptati che rendono particolarmente complesse le attività di spionaggio delle conversazioni (ce ne sono numerosi modelli, in commercio, a prezzi di partenza intorno ai 2mila euro), perché si appoggiano su linee diverse da quelle classiche (Tim, Vodafone, 3, Wind).
È stato inoltre accertato che Amato acquistò, nel corso di una fiera a Londra, aperta ai dirigenti dei servizi segreti di Israele, Germania e Stati Uniti, un apparecchio, del costo di 150mila euro, utilizzato per annichilire, in un raggio abbastanza ampio, i segnali elettrici provenienti da radio, cellulari e microspie.

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