venerdì 1 gennaio 2010

La guerra contro il gruppo di Gaetano Stabile

Tra le famiglie di camorra con cui i Lo Russo hanno ingaggiato alcune delle più feroci battaglie per la conquista del malaffare tra Miano, Piscinola, Marianella e Chiaiano ci sono, sicuramente, gli Stabile. Il capoclan, Gaetano Stabile, soprannominato ’o capellone, viene identificato e catturato, la prima volta, nel settembre del 1983 in una villetta nella zona di Castelvolturno, mentre si trova in compagnia della sua guardia del corpo. Nella stanza da letto, custodisce tre pistole, con relativo munizionamento, documenti di identità falsi e una divisa di polizia.
Le informative delle forze dell’ordine stimano in circa quaranta affiliati il numero di uomini su cui il padrino può contare. Le accuse a carico del padrino sono associazione camorristica, droga e racket. Nel 1992, nel corso di una perquisizione in un appartamento, sospettato di essere il covo di alcuni spacciatori del gruppo, la Squadra mobile partenopea scopre la stanza della tortura del clan, con lacci e fili d’acciaio legati ad arnesi di ferro sporchi di sangue. Il boss, nel frattempo tornato in libertà, riesce a sfuggire ancora alla cattura. Pochi mesi dopo, però, gli agenti della Questura partenopea lo rintracciano a Vercelli, dove sta trascorrendo in relativa tranquillità la latitanza, sotto il falso nome di Gaetano Lillo. Insieme a lui c’è anche la convivente, Luisa Paladini, che si fa chiamare – invece – Filomena Alfieri.
Deve scontare sei anni di reclusione per concorso in estorsione, il boss, ma nel 1998 arriva una nuova misura cautelare nei suoi confronti. Il pm Luigi Bobbio, infatti, ottiene dal gip Giuseppe Canonico 40 ordini di arresto, che decimano sia la cosca di Gaetano Stabile che quella di Costantino Sarno, con cui – nel frattempo – è divampata una furiosa guerra per il controllo del traffico di stupefacenti tra l’Italia, l’Olanda e la Giordania. Alla base dell’inchiesta, che fa luce anche su sette omicidi maturati nell’ambito della scissione dell’Alleanza di Secondigliano, ci sono le dichiarazioni accusatorie dello stesso Costantino Sarno, di Antonio Palmentieri e di Gaetano Guida, ex luogotenente dei Licciardi nella zona di Capodichino. Tra gli arrestati ci sono anche numerosi corrieri della droga, residenti nel sud pontino, e il proprietario di una televisione privata del Lazio.

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