sabato 14 novembre 2009

La biografia di Ciro Mariano

La saga criminale del clan dei Quartieri Spagnoli termina tra l’ottobre e il novembre del 1991, quando – a distanza di poche settimane l’uno dall’altro – finiscono in manette Salvatore e Ciro Mariano (l’altro fratello, Marco, è stato arrestato un anno prima). Entrambi tentano di sfuggire alla ricerca delle forze dell’ordine rifugiandosi a Roma, dove – secondo le indagini della Criminalpol e della Squadra mobile della Capitale – il gruppo gestisce un tentacolare impero finanziario, alimentato con i soldi della droga e del racket, e intesse rapporti di collaborazione con esponenti della banda della Magliana.
La cattura di Ciro Mariano avviene nel ristorante “Meo Pinelli”, a Cinecittà, dove il padrino è a tavola con cinque faccendieri per pianificare i futuri investimenti e decidere sulle prossime mosse finanziarie della cosca nella Capitale e a Milano, città in cui da poco tempo si è insediata una «cellula» della cosca. La sua presenza nel locale viene confermata da una telefonata intercettata, pochi minuti prima, sull’utenza di uno dei commensali. I poliziotti, travestiti da camerieri, li mettono ai ceppi dopo aver consegnato loro i menù e la carta dei vini e aver preso le ordinazioni. Mariano è inseguito da un duplice mandato di cattura per le stragi del “Circolo Canottieri” e del Venerdì Santo, due gravissimi fatti di sangue che segnano l’inizio e il declino del suo potere camorristico sul centro cittadino.
Per arrivare alla cattura del padrino, gli investigatori seguono gli spostamenti della sua giovane amante, figlia 24enne di un professionista napoletano estraneo a vicende di camorra. Quattro mesi prima del blitz romano, la presenza della coppia viene segnalata a Malaga e a Madrid, in Spagna, da dove vengono prenotati, per tre settimane consecutive, due posti aerei per Fiumicino. Posti rimasti sempre vuoti. In realtà, Ciro Mariano e la sua compagna tornano in Italia passando per il sud della Francia e fermandosi prima a Firenze e poi a Roma, riuscendo così a evitare i controlli predisposti dalle forze dell’ordine. Mariano risulta latitante da circa un anno, a seguito della scarcerazione disposta dal Tribunale del riesame che ha annullato l’ordine di arresto per associazione camorristica, estorsione e gioco clandestino. Al provvedimento originario, il pm Federico Cafiero de Raho e il gip Paolo Mancuso aggiungono anche quelli relativi alla guerra di camorra allora in atto contro gli “scissionisti” Antonio Ranieri e Salvatore Cardillo e contro la famiglia Di Biase.
Al suo arrivo a Napoli, il giorno dopo la cattura, presenzia a un’udienza del maxi-processo ai clan dei Quartieri Spagnoli. Da solo in gabbia, scambia un cenno di saluto con il fratello Marco e, rivolgendosi ai giornalisti presenti in aula, dichiara: «Non voglio subire un linciaggio». E così, attraverso il suo avvocato, ottiene dal presidente della Corte il divieto di essere fotografato.
Da quel momento, il boss non uscirà più dal carcere.
Il potere economico della cosca subisce pesanti contraccolpi grazie alle indagini patrimoniali, sviluppate sull’asse Napoli-Roma dalla magistratura. Nel giro di un paio di anni, vengono sequestrati beni mobili e immobili per oltre venti miliardi di lire, tra cui ville a Ischia (luogo di villeggiatura preferito dagli affiliati alla cosca), società immobiliari, negozi di abbigliamento, appartamenti e auto di grossa cilindrata.
Il clan inizia a sgretolarsi velocemente, mentre col tempo altre famiglie malavitose cercano di impossessarsi del potere camorrista nei Quartieri Spagnoli.

2 commenti:

  1. Nella vita si sceglie se si vuole essere di passaggio,o se la si vuole vivere.....bè tu te la sei vissuta.Ciao papà sei un grande

    RispondiElimina
  2. dalla galera non esci piu'

    RispondiElimina