lunedì 23 novembre 2009

Il leopardo nascosto nel garage del boss


La leggenda dei vicoli che lo vuole al guinzaglio del padrone è certamente fantasia, ma ciò che apparve agli occhi increduli dei poliziotti quel 17 marzo di undici anni fa non era affatto frutto di un’allucinazione, o di una svista. In una gabbia, sistemata nel garage del boss Vincenzo Mazzarella, in via Murialdo, a Poggioreale, ondeggiavano le forme sinuose di un leopardo. Impossibile sbagliarsi: i ruggiti di disapprovazione per la quiete turbata dall’irruzione delle forze dell’ordine indicavano senza ombra di dubbio la presenza del principe della savana, di sicuro poco abituato ai visitatori in divisa. Il predatore era l’animale da compagnia del capo della potente famiglia malavitosa dell’area orientale.
Al ritrovamento del felino, femmina e di grossa taglia, gli agenti di una “volante” arrivarono quasi per caso, inseguendo tre giovani fuggiti alla vista del lampeggiante. Due di questi, un 26enne e un 24enne, dopo una corsa di un centinaio di metri, si rifugiarono nell’edificio, nel quale abitano altri parenti del padrino. Erano gli addetti alla custodia e all’alimentazione dell’animale, tenuto peraltro in pessime condizioni igienico-sanitarie.
Durante i controlli nel garage, i poliziotti furono raggiunti dalla moglie di Vincenzo Mazzarella e dal nipote, che cercò inutilmente di giustificare il possesso del predatore, dichiarando che era stato acquistato dallo zoo di Roma per sette milioni di lire, ma di non poterlo dimostrare perché la documentazione sanitaria era ancora in possesso del giardino zoologico. Anche per lui scattò la segnalazione all’autorità giudiziaria. Il leopardo finì nelle gabbie, ben più sicure, dello zoo di Napoli, dove – un paio di anni dopo – l’avrebbe raggiunto il leone di Raffaele Bambù, capozona dei Contini. Un leone chiamato Simba.

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