lunedì 23 novembre 2009

Gli altri fratelli


Vero erede dello zio, Michele Zaza, Ciro Mazzarella, ’o scellone, più che un camorrista è un broker del contrabbando. Tant’è che non ha un suo clan, come invece i fratelli Vincenzo e Gennaro, e fin da subito si allontana da Napoli per arricchirsi con il commercio delle bionde sulle rotte internazionali che uniscono, in un unico triangolo, il Marocco, il Montenegro e la Svizzera.
Le prime informazioni sul boss risalgono al 1974, quando viene identificato durante un summit tra uomini d’onore in un albergo del lungomare. Tre anni dopo, presiede un vertice tra contrabbandieri napoletani e mafiosi siciliani in un circoletto di Santa Lucia. Nel 1978 è in compagnia del padrino di Cosa nostra Stefano Giaconia all’aeroporto di Capodichino, ma riesce a evitare l’arresto.
Nell’aprile del 1981 evade dall’ospedale Cardarelli, dov’è stato ricoverato in rianimazione dopo un agguato, calandosi dalla finestra di un bagno. Lo arresta, un anno dopo, il vicequestore Antonio Ammaturo, stanandolo in un appartamento di San Giovanni a Teduccio. Nel 1983 viene coinvolto nel “processo dei 101” dal giudice Arcibaldo Miller insieme a Luigi Giuliano e Carmine Giuliano, Luigi Vollaro e Carlo Biino, ex luogotenente di Raffaele Cutolo passato con la Nuova famiglia.
Nel settembre del 1993, la Squadra mobile di Napoli lo cattura a Lugano, in Svizzera, dove Mazzarella vive in una villa di lusso sulle colline di Viganello. È inseguito da un mandato di cattura richiesto dai pm Paola Ambrosio, Luigi Bobbio e Lucio Di Pietro per associazione per delinquere. In Svizzera ha sede anche la sua società di import-export, la “Gestex Sa”, che secondo gli investigatori è l’ombrello di copertura di affari illeciti in mezzo mondo. Afflitto da problemi cardiaci, Ciro Mazzarella tornerà più volte in libertà (e in carcere), fino all’ottenimento degli arresti domiciliari, per motivi di salute, a Roma, dove tuttora si trova. La sua ultima fuga all’estero è stata in Spagna.
Diverso, invece, è il profilo di Gennaro Mazzarella, soldato della Nuova famiglia negli anni Ottanta e protagonista di due spettacolari fughe (l’una riuscita, l’altra no): la prima, nel novembre del 1985 dall’ospedale Monaldi; la seconda a nuoto, nelle acque del Borgo marinari inseguito dai poliziotti che lo bloccano, dopo parecchie bracciate, al largo del Castel dell’Ovo.
Nell’agosto del 1998, viene rintracciato in un residence extralusso a Porto Banus, Marbella, dove il soggiorno quotidiano costa dieci milioni di lire. È inseguito da una condanna a cinque anni per una rapina a un portavalori compiuta quattro anni prima a Venezia. Altre ordinanze di custodia cautelare si susseguono negli anni, soprattutto per traffico di droga, in accordo con la famiglia Giuliano di Forcella, e per usura; accuse che lo trattengono in carcere, mentre indagini patrimoniali particolarmente accurate della polizia e della guardia di finanza portano al sequestro di beni per svariati milioni di euro.
Un altro fratello, Salvatore Mazzarella, impiegato comunale incensurato e lontano dalle illogiche dinamiche criminali, viene ammazzato per vendetta nel maggio del 1995 da un killer 17enne, sorpreso dai poliziotti al momento di sparare il colpo di grazia alla testa.

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