sabato 21 novembre 2009

I "magliari" del clan Contini


Una struttura economica occulta, che vale almeno 300 milioni di euro. È il polmone finanziario dell’Alleanza di Secondigliano che la polizia di Napoli, su disposizione del pm Antimafia Filippo Beatrice, fa emergere nel corso di un lungo lavoro investigativo, che culmina con una quarantina di arresti e svariati provvedimenti di sequestro di decine di aziende e società.
L’organizzazione è modellata come un consiglio di amministrazione, in cui siedono per conto degli “azionisti” rappresentanti dei vari gruppi criminali dell’area nord: Licciardi, Di Lauro e Contini.
Il gruppo che fa riferimento al padrino Edoardo ’o romano è tra i più agguerriti, in circolazione, grazie a una estesa rete di contatti nazionali e internazionali che fornisce assistenza logistica ai magliari, venditori di merce al dettaglio, e agli “spalloni”, coloro che trasportano valuta estera provento di attività illecite in indumenti per farla arrivare in Italia. Le cellule commerciali della cosca del Vasto-Arenaccia sono operative in tutto il mondo: Francia, Svizzera, Grecia, Stati Uniti, Canada e Australia. I magliari del clan Contini sono veri e propri specialisti nel piazzare, a prezzi da occasione, materiali contraffatti o con marchi simili a griffes famose, che facilmente possono trarre in inganno gli acquirenti stranieri. Le indagini hanno accertato, ad esempio, che veniva riprodotta la testa di Gorgone su capi di abbigliamento per far credere ai clienti che si trattasse di prodotti firmati “Versace”, mentre macchine fotografiche prodotte in Cina, con la scritta Canon Matic, servivano a richiamare il marchio della multinazionale Canon.
Nel corso dell’inchiesta sui magliari, è stato anche accertato che Edoardo Contini ha soggiornato per alcune settimane a Lione, in Francia, dove ha incontrato i propri uomini di fiducia per una riunione di coordinamento sulle varie aree commerciali. In una conversazione intercettata alle 10.20 del 3 dicembre 2001, infatti, due affiliati al clan discutono in una Fiat Seicento di affari e vacanze. Il primo afferma: «Gaetano, Gaetano, Gaetano, ora te la spiego un poco io la cronistoria…» e l’altro, di rimando, gli risponde: «Io la so, Mario… io sono stato quindici giorni da Edoardo…».
Il padrino di San Giovanniello, però, resterà nella penombra della latitanza per altri sei anni.

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