sabato 21 novembre 2009
Il profilo del boss Edoardo Contini
Racconta Costantino Sarno, ex padrino di Miano legato all’Alleanza di Secondigliano: «Edoardo Contini non era nessuno, faceva solo rapine e solo successivamente entrò a far parte del nostro gruppo, anzi posso dire che Edoardo l’ho creato io, dopo averlo salvato dalla morte decretata da Luigino Giuliano, a seguito di un contrasto, non ricordo per quale motivo, che questi ebbe con Ciro Mantice, spalleggiato a sua volta da ’o romano».
Da quel giorno, la carriera criminale di Edoardo Contini diventa una inarrestabile ascesa nello scacchiere mafioso cittadino e regionale, tanto da far dire all’allora coordinatore della Dda Franco Roberti, nel corso della conferenza stampa per il suo arresto: «Contini è la più grande mente criminale della camorra napoletana, un vero capo».
Protagonista di lunghe latitanze e spettacolari arresti, viene catturato a 39 anni dai carabinieri del reparto operativo speciale di Napoli in una villa a Cortina d’Ampezzo. È il 31 dicembre del 1994, quando i militari lo bloccano mentre si sta preparando per il veglione di mezzanotte in uno degli alberghi più chic della famosa località sciistica. Ricercato da cinque mesi per inosservanza degli obblighi della sorveglianza speciale, che avrebbe dovuto trascorrere a Favignana, il boss chiede ai militari di cambiarsi d’abito, per scaramanzia. Ed è così, senza la giacca dello smoking e con la sola camicia di seta merlettata, che i fotografi lo riprendono attorniato dai militari.
Dopo sei anni, Contini è di nuovo libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Del suo clan continuano a occuparsi gli uffici investigativi napoletani e la magistratura, che nel frattempo hanno mandato sotto processo il vertice dell’Alleanza di Secondigliano, il maxi-cartello criminale di cui ’o romano è fondatore, insieme ai Mallardo di Giugliano e ai Licciardi di Secondigliano. Le informative delle forze dell’ordine descrivono la potenza imprenditoriale ed economica della cosca, che diversifica i propri investimenti in svariati settori, in tutt’Europa. I pentiti parlano di lui sottolineandone più che la ferocia e la cieca violenza, l’intelligenza strategica e la furbizia nel nascondere gli affari miliardari di famiglia ai radar dell’Antimafia. Amante delle belle donne e del lusso, il boss governa con mano ferma l’organizzazione, riciclando i milioni di euro incassati col traffico di stupefacenti e stipendiando centinaia di affiliati. Nessuno dei quali ha finora sentito il desiderio di tradirlo, passando a collaborare con la giustizia.
Non passa molto tempo perché Contini finisca nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia: le polizie di mezzo mondo gli danno la caccia, ma nessuna segnalazione sembra essere quella giusta. C’è chi lo cerca in Sardegna, chi a Ischia (dove era solito cenare sulla spiaggia dei pescatori, prima di fuggire), chi in Spagna o in Brasile.
Lo troveranno, il 15 dicembre 2007, i poliziotti della Squadra mobile di Napoli, diretti da Vittorio Pisani, in un appartamento a Casavatore, ospite di una vedova e dei suoi cinque figli.
Al momento dell’irruzione, il padrino sta mangiando una pizza. Alza le mani e si consegna, complimentandosi con gli agenti: «Siete stati bravi».
Edoardo Contini, per comunicare, non utilizzava mai il telefono, ma soltanto «pizzini»: ordini precisi per gestire da una piccola stanza scritti in minuscoli fogli di carta arrotolati, alla maniera di Bernardo Provenzano. Per evitare sospetti, non voleva neanche che la sua biancheria fosse lavata: preferiva comprarla e poi buttarla. Alla fine, è stato comunque tradito da una intercettazione ambientale nella quale si ascoltava la voce del padrino mentre si informava sul menù del giorno.
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grande... edoardo..
RispondiEliminae lui il capo dei capi della mala napoletana,egli merita un racconto di un grande giornalista (carlo lucarelli)con tanto di puntate...
EliminaINFATTI IL SUO RISPETTO LO HA PORTATO AL 41 BIS!!!!!!!!!!!!!!!
Eliminae lui il capo dei capi della mala napoletana,il piu ricco e inteligente,merita una puntata a (blu notte)di carlo lucarelli,qui parliamo di 30 anni di malaffare e sangue,ed e l'unico cartello criminale che regna ancora sulla citta.
RispondiEliminaverissimo ancora oggi non a rivali
RispondiEliminaE il più forte e temuto di sempre
RispondiEliminaCAZZO CHE GENTAIA MA NON VI VERGOGNATE ESALTARE QUESTO AVANZO DI GALERA GENTE CHE ROVINA LA POVERA GENTE CHE SI ALZA LA MATTINA PER GUADAGNARSI UN TOZZO DI PANE QUESTA MONDEZZA DEVE FINIRE TUTTA AL 41 BIS SENZA PIETA
RispondiEliminaONORE ALLE FORZE DELL'ORDINE E ALL'ANTIMAFIA.
maria Licciardi number one della cupola erede del boss dei boss gennaro Licciardi
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