lunedì 28 dicembre 2009

Il rione fortificato

Un intero rione, a Barra, era stato trasformato nella cittadella fortificata del clan. Un “bunker” inaccessibile, dotato sia di apparecchiature high-tech che di vecchi e solidi muri di cinta per proteggersi dalle incursioni delle forze dell’ordine e dei killer nemici.
Nel corso di un blitz dei carabinieri, nell’ottobre Duemila, furono scoperti telecamere miniaturizzate, grandi appena un centimetro, monitor e potenti proiettori di luce che sorvegliavano le vie di accesso e di fuga al quartier generale della famiglia Aprea-Cuccaro-Alberto. Ma non solo: oltre all’apparato di difesa passiva, i militari del comando provinciale rinvennero pure garitte blindate e cordolature in cemento per rallentare eventuali inseguimenti.
Gli “occhi elettronici” erano stati mimetizzati su lampioni e muri per controllare le strade adiacenti alle abitazioni dei boss. Alla fine dell’operazione, furono undici i monitor sequestrati e ben tredici le telecamere ritrovate. Una di queste, posizionata davanti all’ingresso dello stabile dove vivono i parenti del padrino Giovanni Aprea, era collegata a una centralina in grado di inquadrare, in una sola schermata, quattro diverse angolazioni.

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