giovedì 10 dicembre 2009

I clan di Posillipo: racket e omicidi

Ex allenatore del “Posillipo calcio”, Giovanni Paesano è il proconsole della Nuova famiglia nel quartiere di Posillipo. Zona tranquilla, residenziale, dove il malaffare assume i contorni indecifrabili del riciclaggio e degli investimenti in odore di mala.
Condannato a sei anni di carcere per associazione camorristica insieme a Gennaro Licciardi, Ciro Giuliano, Antonio Capuano e Francesco Mallardo, Paesano vanta collegamenti con la Sacra Corona Unita e con il gruppo del giovane Rosario Piccirillo, alla Torretta. Tirato in ballo dal pentito Ciro Vollaro a proposito del rapimento di Gianluca Grimaldi, rampollo della dinastia di armatori, Paesano è tra i fondatori dell’Alleanza di Secondigliano, anche se uscirà assolto dal maxi-processo alla Cupola.
Tra Posillipo e Mergellina, organizza una agguerrita banda di malviventi, specializzata nel traffico di droga e nelle estorsioni a tappeto, che gestisce dai covi dell’Arenaccia e di Secondigliano, dove si trasferisce a vivere grazie alla protezione della famiglia Licciardi.
Frequentatore dei salotti chic di Chiaia e Posillipo ed appassionato di cavalli, Paesano viene ammazzato la sera del 4 giugno 1995, davanti all’ippodromo di Agnano, al termine di un gran premio. È in auto con un amico, davanti alla struttura sportiva, quando i killer entrano in azione e mirano alla testa e al petto del boss. Per Paesano non c’è scampo. La fuga all’ospedale San Paolo, a Fuorigrotta, è inutile. Il padrino muore subito dopo il ricovero.
Due anni dopo, sulla Tangenziale viene ammazzato Luigi Giglioso, personaggio emergente legato al clan di Giovanni Alfano, che sta tentando di impossessarsi del malaffare a Posillipo. Le indagini accerteranno che la testa di Giglioso sarà il prezzo pattuito per la pace tra Alfano e Caiazzo su intervento dell’Alleanza di Secondigliano.
Il vuoto di potere viene presto coperto dalla banda di Antonio Calone e Raimondo Anastasio, legata ai Lo Russo di Miano. Nel febbraio 2000, sei componenti della cosca finiscono in manette con l’accusa di aver taglieggiato decine di attività commerciali del quartiere, dalle gelaterie ai ristoranti, fino agli stabilimenti balneari. In un caso, il gruppo ottiene da parte del titolare di una impresa edile, il pagamento di un forte riscatto per la restituzione di alcuni macchinari rubati da un cantiere. Oggi, a Posillipo, sopravvivono ancora i resti della colonia camorristica di Secondigliano.

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