martedì 1 dicembre 2009

Figli di professionisti amici dei camorristi


La notizia tenne banco sui quotidiani napoletani per un bel po’ di tempo: strani e ripetuti furti nello storico liceo classico “Umberto” sarebbero stati facilitati dalle soffiate di alunni in rapporti di amicizia con figli di pregiudicati e camorristi della Torretta. Un rapporto su cui indagarono, agli inizi del Duemila, non solo l’autorità giudiziaria ma anche l’ufficio scolastico provinciale, sollecitato dalle denunce dei genitori.
Al centro dell’istruttoria c’erano i fascicoli di due alunni, Gianluca e Vincenzo, provenienti da famiglie di professionisti della Napoli-bene, arrestati per lo scippo a una ragazzina di undici anni.
A preoccupare gli inquirenti fu una circostanza, in particolare: Gianluca, che all’epoca dei fatti aveva 18 anni, venne rintracciato e bloccato nell’abitazione di malavitosi legati alla famiglia Frizziero, parenti del quindicenne denunciato, alcune settimane prima, per aver accoltellato un altro studente del Liceo Umberto durante l’occupazione del Liceo.
Il sospetto degli inquirenti era focalizzato sui rapporti di frequentazione tra alcuni alunni dell’“Umberto” e componenti di bande giovanili, estranei all’Istituto, che “vendevano” informazioni sui loro compagni in cambio di denaro o di piccole dosi di droga.
Sulla base delle segnalazioni dei “basisti”, infatti, molti studenti subirono furti di giubbini e occhiali griffati e vere e proprie richieste estorsive per la restituzione di orologi e motorini. Aggressioni che spinsero il dirigente del commissariato San Ferdinando a dirottare una volante davanti all’Istituto, nel cuore di Chiaia, per sorvegliare sui ragazzi al termine dell’orario delle lezioni.
Nelle ultime settimane, infatti, si erano verificate diverse risse tra giovani camorristi della Torretta e gli alunni che cercavano di ribellarsi alle loro intimidazioni.

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La bisca del clan si trovava a pochi metri da un famoso bar della riviera di Chiaia. L’accesso era consentito soltanto ai membri “riconosciuti” della camorra locale. La zona era tranquilla e, per di più, il locale nel quale erano ospitati tavoli verdi, fiches e divanetti era protetto da una anonima insegna da associazione socio-culturale, installata proprio con l’obiettivo di tenere lontani eventuali controlli delle forze dell’ordine.
L’espediente, evidentemente, aveva funzionato fino al 18 settembre 2003, quando gli agenti del commissariato San Ferdinando decisero di fare irruzione in un terraneo in via Fratelli Magnoni, sorprendo – con le carte ancora in mano – nove giocatori, tutti affiliati, all’esito di un controllo al terminale investigativo, al gruppo Frizziero-Esposito-Cirella.
Nel corso delle perquisizione, i poliziotti trovarono diversi mazzi di carte e oltre mille euro in contanti. I frequentatori della bisca, tutti con precedenti penali, vennero denunciati per partecipazione a gioco d’azzardo e il locale sottoposto a sequestro da parte dell’autorità giudiziaria.

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