giovedì 3 settembre 2009

Il tesoro della camorra spa


C’è chi, come Francesco Rea, manager dei Casalesi con ottime amicizie nel clan Mallardo di Giugliano, è riuscito addirittura a costruire un parco, con ottanta appartamenti, e a farselo intestare e chi, invece, come Lorenzo Nuvoletta, al mattone ha preferito appezzamenti di terreno da feudatario medievale, dove far sorgere cementifici e far correre gli adorati stalloni.
La mappa dei beni confiscati alla camorra, in provincia di Napoli, è piena di sorprese, soprattutto se si guarda a quelli disseminati nell’hinterland nord, dove è stato più facile per i malavitosi sostituirsi in tutto al potere legale, creando interi rioni abusivi e modificando, a proprio piacimento, gli assetti urbanistici delle città.
A Monte di Procida, ad esempio, sono stati confiscati 7 fondi rustici, con relative case coloniche e villette, appartenuti al boss Rosario Pariante e al suo braccio destro Giuseppe Costagliola per un valore di circa 200mila euro; addentrandosi di qualche chilometro, ci si imbatte nei 5 appartamenti che furono di proprietà di Domenico Buonfiglio, ex luogotenente di Pasquale Scotti, capo delle milizie armate di Raffaele Cutolo, che raggiungono un valore complessivo di circa mezzo milione di euro. A Casalnuovo, invece, il padrino Antonio Egizio aveva acquistato due abitazioni e due depositi commerciali, che sono passati al Demanio nel 1993 e che, a tutt’oggi, non sono stati ancora destinati ad alcuna attività, probabilmente a causa di alcuni mutui accesi sugli immobili. A Villaricca, un tempo regno del padrino Vittorio Vastarella, ucciso nel corso di un summit a Marano su decisione di Totò Riina e dello stato maggiore dei Nuvoletta, resta ancora la palazzina di 4 piani dove il boss viveva con la sua famiglia e che ora è di proprietà dello Stato.
Anche a Marano persistono i segni del potere camorrista che fu: tre appartamenti e due terreni un tempo intestati a don Lorenzo Nuvoletta e sei abitazioni confiscate a Luigi Simeoli, del valore di centinaia di migliaia di euro. Così come nella zona sud della provincia, a Castellammare di Stabia (una intera palazzina e tre appartamenti espropriati a Liberato Paturzo, prestanome dei D’Alessandro) e a Portici, dove l’ex boss Aniello Cozzolino ha perso la disponibilità di una costruzione abusiva, prima ancora che fosse completata, e di due quote di un garage. Poca cosa, davvero, in confronto a Mario Fabbrocino (otto appartamenti a Ottaviano), Giacomo Terracciano (30 unità immobiliari a Pollena Trocchia) e Luigi Vollaro (una villa stile liberty e sei appartamenti confiscati tra Portici e San Sebastiano al Vesuvio). In città, il record di beni strappati alla camorra spetta alla famiglia Giuliano (8 appartamenti e un box auto persi durante il lungo iter giudiziario che ha portato il padrino Luigi a collaborare con la giustizia), seguita dal capoclan Gennaro Mazzarella, al quale – nel corso degli ultimi dieci anni – lo Stato ha sottratto beni per quasi un milione di euro (sette unità immobiliari tra piazza Mercato e San Giovanni a Teduccio). Ciro Mariano, invece, si è visto confiscare 4 appartamenti nella zona dei Quartieri Spagnoli, uno dei quali era abitato in passato anche da un dipendente comunale. Il gruppo di Eduardo Contini ha perso, in maniera definitiva, la proprietà di ben 20 abitazioni, tra il quartiere di San Carlo all’Arena, il Vasto e Mergellina. Gli intestatari erano gli uomini più fidati del boss Eduardo ’o romano: Salvatore Botta, Raffaele Brancaccio e Giuseppe Scuotto.
(Pubblicato sul quotidiano "Il Roma")

1 commento:

  1. Casalnuovo, invece, il padrino Antonio Egizio aveva acquistato due abitazioni e due depositi commerciali, che sono passati al Demanio nel 1993 e che, a tutt’oggi, non sono stati ancora destinati ad alcuna attività, probabilmente a causa di alcuni mutui accesi sugli immobili.

    RispondiElimina