sabato 22 agosto 2009

Le mafie straniere in Italia - la criminalità organizzata cinese


«Nel panorama complessivo degli insediamenti stranieri in Italia, la comunità cinese occupa una posizione di rilievo per le elevate capacità di inserimento nel contesto economico ed imprenditoriale. Forti delle loro tradizioni e della radicata tendenza all’emigrazione, i cittadini cinesi hanno infatti intrapreso percorsi produttivi e commerciali, spesso coronati da significativi successi, stabilendo consolidate reti internazionali di rapporti». Così gli 007 della Dia tratteggiano le caratteristiche della mafia «dagli occhi a mandorla» nel nostro Paese; una presenza invisibile eppure invasiva, insediatasi «in corrispondenza di alcune aree urbane ad alto indice imprenditoriale e di industrializzazione», dove i cittadini cinesi hanno sviluppato importanti attività produttive, estremamente competitive, «nei settori della ristorazione, dell’abbigliamento, dell’import-export di prodotti artigianali, dell’alberghiero e del turismo, facendo, tuttavia, ampio ricorso a connazionali clandestini, sfruttati come forza lavoro e obbligati a prestare la loro opera, in un regime di violazione delle norme fiscali e in materia di tutela del lavoro, in un elevato numero di aziende o ditte individuali». Il pericolo della mafia cinese, dunque, più che provenire dalle pistole sembra derivare dal potere dei soldi e dalle straordinarie ricchezze accumulate.
Sul fronte dei reati «predatori», la criminalità organizzata si caratterizza comunque per il ricorso ad attività illecite quali: la tratta di esseri umani e l’immigrazione clandestina, l’estorsione e la rapina ai commercianti, i sequestri di persona, la contraffazione e la vendita di marchi industriali. C’è una caratteristica particolare, però, che differenzia la mafia cinese da tutte le altre mafie straniere: esercita violenza esclusivamente nei confronti dei propri connazionali.
L’attività investigativa ha registrato una presenza particolarmente attiva di gruppi criminali cinesi in Emilia Romagna (vera e propria base logistica in Italia), Lombardia, Campania, Lazio, Veneto e Toscana.
E il traffico di droga? Al momento non è tra le voci più importanti del bilancio di questo tipo di malavita, anche se – avvertono gli inquirenti – «per quanto il narcotraffico non si sia ancora attestato come attività primaria dei sodalizi cinesi in Italia, le evidenze investigative costituiscono il segnale di una possibile minaccia futura, non potendosi escludere che il mercato delle droghe sintetiche possa costituire, in prospettiva, una nuova e lucrosa frontiera del variegato spettro di attività criminali».
Nel luglio 2008, nel corso di un’operazione chiamata «Grande muraglia», sono stati spezzati i legami che univano alcuni clan cinesi alla famiglia camorristica dei Giuliano di Forcella, a Napoli, per la commercializzazione di prodotti falsi, importati dalla Repubblica popolare cinese senza alcun tipo di controllo. Un «mercato illecito di grande spessore che costituisce un efficacissimo volano finanziario», capace di proiettare la criminalità organizzata cinese ai vertici della cupola mafiosa internazionale per le enormi disponibilità finanziarie.

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