domenica 4 aprile 2010

Camorra real estate

«Camorra real estate»: ovvero, come i clan fanno soldi e proseliti vendendo e affittando appartamenti nei quartieri-ghetto della città.
Le strategie, come emerso dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sono le più variegate: a Pianura, dove – secondo alcune stime, mai smentite – il novanta per cento delle costruzione è abusivo, la lottizzazione è stata gestita per decenni dal clan Lago. «Nel disordine amministrativo di quel quartiere», commenta un investigatore, «la camorra ci ha sguazzato senza problemi, raggiungendo un livello tale di controllo del territorio da autorizzare la vendita, attraverso regolari rogiti notarili, delle case di proprietà del Comune di Napoli».
Anche a Ponticelli, nell’area orientale del capoluogo, si sono verificati episodi analoghi. A parlarne per primo è stato il pentito Giuseppe Sarno, che al pm Vincenzo D’Onofrio ha confidato: «Un mio fratello ha anche introiti che derivano dalla attività di compravendita degli appartamenti popolari, nel senso che sia il venditore sia l’acquirente di quegli immobili, che in realtà non potrebbero vendere perché di proprietà del Comune, sono costretti a corrispondergli una certa somma che si aggira intorno ai 1500-2000 euro. Devo precisare - ha aggiunto - che li pretendeva da tutti, anche dalle persone che gli ho detto di essere nostri amici».
Il business delle case del clan è concentrato nel rione De Gasperi, roccaforte dei Sarno, e nel cosiddetto «parco di topolino», così chiamato dal soprannome del camorrista che gestisce il mercato immobiliare in zona. D’altronde, nulla di strano se il capostipite della cosca, Ciro Sarno, laureatosi in giurisprudenza in carcere e da qualche mese passato a collaborare con la giustizia, è conosciuto all’anagrafe di camorra con il nomignolo di Ciro ’o sindaco, proprio per la sua abilità nell’assegnazione degli alloggi popolari agli affiliati. Il trucco, in questo caso, è semplice: la famiglia assegnataria dell’appartamento inserisce nel proprio stato di famiglia quella entrante, così da bypassare anche l’aggiornamento del censimento comunale. La camorra incassa la tangente e il gioco è fatto.
A Secondigliano, invece, i cartelli dei narcotrafficanti attuano una vera e propria politica abitativa di sostegno alle centinaia di famiglie associate: interi rioni sono stati liberati, con la forza, e assegnati ai «picciotti» delle cosche (durante la cruenta faida tra i Di Lauro e gli scissionisti, nel 2004, gli inquirenti stimarono in circa trecento le famiglie costrette a lasciare le proprie abitazioni perché finite nel mirino dei killer). Ci sono intere strade abitate, esclusivamente, da camorristi.
In provincia di Caserta, i Casalesi hanno adottato una strategia unica nel suo genere, affittando le ville dei padrini latitanti, Antonio Iovine e Michele Zagaria, direttamente agli «alti papaveri» e ai funzionari della vicina base Nato di Gricignano d’Aversa. I militari dell’Alleanza atlantica se ne sono accorti quand’ormai era troppo tardi e negli Usa lo scandalo era già finito sulla scrivania del capo del Pentagono. Su questi casi, è stata aperta una inchiesta, coordinata dal pm Antonello Ardituro, che dovrebbe arrivare a breve a conclusione.
(Pubblicato su "Il Sole24Ore Sud")

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