mercoledì 14 luglio 2010

Il terzo livello dei Casalesi

Mira al terzo livello l'ultima inchiesta della Dda partenopea (condotta dai sostituti Antonello Ardituro e Marco del Gaudio e coordinata dall'aggiunto Federico Cafiero De Raho) contro il clan dei Casalesi: un'indagine monstre con 73 indagati, 17 dei quali arrestati all'alba di ieri dai carabinieri del Ros, e beni per quasi un miliardo di euro finiti sotto sequestro. Il livello, inconfessabile, è quello in cui la criminalità organizzata entra in contatto con il mondo dell'imprenditoria e della politica e con l'alta burocrazia statale. Nella voluminosa ordinanza di custodia cautelare in carcere, infatti, il giudice delle indagini preliminari si sofferma diffusamente sui rapporti tra l'attuale prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni, indagato per turbativa d'asta in relazione all'installazione delle centraline per il monitoraggio della qualità dell'aria all'epoca della sua attività di subcommissario prefettizio presso Comune di Caserta nel 2008 (i pm ne avevano chiesto l'arresto, respinto però dal gip) e l'ex consigliere regionale dell'Udeur, Nicola Ferraro, finito invece in manette per il più grave reato di associazione camorristica, in quanto – secondo le accuse del pentito Luigi Guida – avrebbe favorito le ditte del boss Francesco Bidognetti in cambio di appoggi elettorali.
Nell'informativa del Ros c'è anche un esplicito riferimento al sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, già indagato per concorso esterno in associazione camorristica e destinatario di un ordine di arresto della procura napoletana, respinto però dal Parlamento. Di lui parla il collaboratore di giustizia Raffaele Piccolo, a proposito delle connivenze con la famiglia di Sandokan: “Io so che Cosentino era favorito perché spesso, quale forma di estorsione nei confronti degli imprenditori, procedevano a dei cambi di assegni che portavamo agli imprenditori; soltanto alcuni assegni, però, potevano essere portati da Nicola Cosentino, ossia quelli per esempio dei soggetti apicali del clan come Nicola Panaro o Nicola Schiavone”.
Un altro pentito, Oreste Spagnuolo, ha rivelato che il killer Giuseppe Setola, nel corso di un incontro con Luigi Ferraro, fratello di Nicola, anch'egli arrestato, lo salutò ricordandogli di riferire al fratello “che di lì a qualche giorno avrebbe ricevuto un regalo”. Dopo pochi giorni Orsi fu assassinato a Casal di Principe. Per gli inquirenti sarebbe proprio questo il “regalo” cui faceva cenno Setola.

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