mercoledì 8 luglio 2009
L'estradizione di Raffaele Amato
L’operazione che ha portato alla cattura e alla successiva estradizione di Raffaele Amato dalla Spagna ha pochi precedenti nella storia della polizia giudiziaria napoletana: i mastini che hanno inseguito per centinaia di chilometri il capo degli «spagnoli» hanno fatto un lavoro degno della Dea americana, le squadre speciali antidroga del governo federale degli Stati Uniti. Quasi mai era capitato che una sezione Narcotici gestisse le indagini per l’arresto di un pericoloso latitante, riuscendo a raccogliere prove abbastanza solide per spedirlo per un bel po’ di decenni in galera. Gli uomini della Squadra mobile partenopea ci sono riusciti, anche grazie all’indubbio genio investigativo del loro capo, Vittorio Pisani, il quale - nel giro di poco più di dodici mesi - è stato in grado di stanare personaggi del calibro di Edoardo Contini e Vincenzo Licciardi, inseriti nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia.
Ieri, ad accogliere il padrino all’aeroporto di Capodichino – proveniente da Madrid – c’erano trenta poliziotti con giubbotti antiproiettile e armi spianate. La corsa delle quattro volanti verso la Questura è stata sorvegliata da un elicottero che ha monitorato, minuto dopo minuto, il percorso.
«Il rischio», rivela un poliziotto della Narcotici, «era altissimo. Abbiamo temuto che il convoglio potesse essere attaccato; noi, comunque, saremmo stati pronti a ogni evenienza. Per questo, la procedura di estradizione è stata velocissima e tenuta in gran segreto. Nemmeno i suoi familiari sono stati informati del trasferimento». Gli agenti dell’Interpol hanno prelevato Raffaele Amato dal penitenziario spagnolo e lo hanno trasferito in aeroporto, dove è stato imbarcato sul primo volo disponibile. A Napoli è stato preso in consegna dal capo della polizia giudiziaria di frontiera, Vincenzo Sessa, e dagli ispettori Carlomagno e Trentini, i quali – a loro volta – lo hanno consegnato agli uomini della Narcotici (guidata da Lucio Vasaturo) per la notifica delle ordinanze di custodia cautelare in carcere. Provvedimenti giudiziari che ripercorrono l’escalation criminale dell’ex braccio destro del boss Paolo Di Lauro, messo alle strette dai poliziotti della Dea napoletana coordinati dall’ispettore Sergio Cicerone.
(Pubblicato sul quotidiano "Il Roma" - luglio 2009)
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sempre preciso e accattivante, complimenti...
RispondiEliminaGiancarlo Tommasone