lunedì 23 novembre 2009

Il boss Michele Zaza


Figlio di un pescatore di Procida, Michele Zaza, ’o pazzo, diventa il più importante contrabbandiere di sigarette d’Europa tradendo gli antichi soci del clan dei Marsigliesi e passando sotto la protezione di Cosa nostra siciliana, che lo ripaga dei soldi guadagnati e della lealtà innalzandolo al rango di uomo d’onore. Di lui parlerà con i giudici del pool antimafia di Palermo anche il pentito Tommaso Buscetta.
Il quartier generale di Zaza è nel budello di Santa Lucia, da dove comanda una flotta sterminata di motoscafi blu che inondano le coste della Campania e del Sud Italia di decine di migliaia di casse di tabacco fuorilegge.
Il suo non è il cliché del mafioso silenzioso, che vive nell’ombra: si fa costruire due ville faraoniche, a Posillipo e a Beverly Hills, e viaggia tra la Francia e gli Stati Uniti. Rilascia interviste - l’ultima, a un giornalista dell’agenzia Ansa, in Costa Azzurra, nel 1991, gli offre l’opportunità di sottolineare parole di stima per il giudice Giovanni Falcone («È un grand’uomo») e di ironia per i politici («Se nasco un’altra volta mi butto in politica») – e veste i panni dell’imprenditore chiacchierato perseguitato dai magistrati: «Facevo il commerciante, perché i carichi di sigarette li pagavo e facevo vivere tante di quella gente che mi chiamavano l’Agnelli del Sud. Ci sono ancora tante persone che a Napoli mi vogliono bene».
Arrestato una prima volta a Roma con indosso un giubbotto antiproiettile e un miliardo di lire, tra banconote e assegni, arrotolato nelle tasche, a Capodanno del 1984 evade dalla clinica “Mater Dei” di Roma per rifugiarsi in Francia. Catturato prima di imbarcarsi con la famiglia su un aereo per la California, torna in libertà per gravi problemi di salute. Nel 1989, i poliziotti lo bloccano a Villeneuve Loubet, tra Nizza e Marsiglia, con l’accusa di contrabbando e corruzione. La libertà, due anni dopo, gli costa una cauzione di 220 milioni, ma la sua situazione processuale è definitivamente compromessa. I magistrati napoletani lo accusano di traffico internazionale di droga, associazione mafiosa e duplice omicidio. Nel 1994, viene estradato dalla Francia e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Michele Zaza ’o pazzo muore per un infarto il 18 luglio di quello stesso anno al Policlinico “Umberto I”, dov’è stato trasferito due giorni prima per una serie di accertamenti.

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